martedì 26 ottobre 2010

Forze Corazzate Sovietiche nel 1943

Tra gli ultimi mesi del 1942 e la prima metà del ’43 le filosofie organizzative ed operative delle forze corazzate sovietiche subirono una profonda evoluzione. E l’evoluzione, ovviamente si rifletté sui canoni di progettazione dei nuovi mezzi.
Nel 1943 i sovietici produssero quasi 24.000 corazzati, 7.466 erano T 34. Sino a tutto il 1942 di T34 ne erano stati prodotti 7384. Nel 1943 i sovietici avevano superato la crisi di produzione delle loro aziende.
La crisi legata allo smantellamento dei maggiori poli industriali avvenuto durante la fase di avanzata tedesca era ormai superata. Inoltre gli sforzi di standardizzazione della linea risultava pagante sia per la gestione delle produzioni che nell’organizzazione della logistica e delle manutenzioni.
I prodotti espressi dall’industria russa potevano risultare grezzi per gli standard del resto del mondo. Quei manufatti erano sicuramente lontani dalle raffinatezze tecnologiche di molte macchine tedesche, ma avevano un vantaggio essenziale: funzionavano sempre, con ogni condizione meteorologica e di pulizia.
Questo valeva per le ruvide armi leggere tipo il mitra PPSH 41, ma anche per i corazzati ove spesso le sbavature di unione tra le piastre potevano anche portare a seri infortuni. Ma quei sistemi funzionavano sempre, funzionavano nel gelo dell’inverno, tra la fanghiglia più invadente delle settimane di pioggia nella steppa. Funzionavano senza bisogno di troppa cura.
Le produzioni sovietiche spesso erano tecnicamente molto apprezzabili in quanto funzionali e in genere semplici. L’ingegnerizzazione di quei sistemi era generalmente ragionata per grandi produzioni di serie in stabilimenti organizzati rapidamente e con personale poco specializzato.
Il trasferimento degli stabilimenti in remote aree oltre gli Urali era accompagnato dalla manodopera originaria, ma il rapido avanzare del fronte durante i mesi del 1941 ed i bombardamenti avevano comportato anche gravi perdite tra quelle risorse tecniche. Quindi, spesso i nuovi insediamenti industriali dovettero “riconvertire” le risorse locali, spesso contadini semianalfabeti.
Il trasferimento delle aziende costrinse ad “industrializzare” intere regioni nelle quali le grosse aziende andavano ad operare. Quindi nelle aree limitrofe occorreva produrre quell’humus tecnologico e l'indotto indispensabile per le grandi aziende: dal martello, alla vite, dalla morsa, all’impalcatura, alla gru, alla più banale carpenteria metallica, tutto si doveva essere in grado produrre vicino agli stabilimenti.
Tra il giugno e l’ottobre del 1941 dalla sola Ucraina vennero sgomberate e portate oltre gli Urali 283 grandi aziende e 136 fabbriche minori. I problemi logistici legati a questi trasferimenti furono giganteschi. Per spostare la fabbrica 183, conosciuta anche come Zavod Kharkov, occorsero oltre 8.000 vagoni ferroviari e centinaia di camion.
Sotto il profilo militare poi i sovietici compresero che i carri, che la loro filosofia operativa voleva come strumenti di appoggio per le fanterie, avevano bisogno di regole d'impiego diverse e inoltre a loro volta necessitavano dell’appoggio dell’artiglieria. Questo era un problema serio perché la scarsa mobilità dei pezzi d’artiglieria convenzionali non consentiva, ove servisse, un intervento rapido ed efficace.
I russi superarono il problema adottando la soluzione tedesca dei cannoni d’assalto. Già nel corso del 1942, basandosi sugli scafi dei carri in linea i progettisti sovietici realizzarono i primi semoventi. I mezzi espressi usavano scafo e meccanica del carro leggero T 70, del carro medio T 34 o dei pesanti KV.
Nell’autunno del 1942 uscivano dalle catene di montaggio i primi Su 76, seguiti poi dagli Su 122. Il primo era basato sullo scafo del leggero T 70 ed era prodotto dalle industrie di Gorkij, il secondo derivava dal T 34 ed era prodotto anch’esso a Gorkij ma anche a Omsk.
La classificazione dei mezzi era caratterizzata da una sigla: SU (Samochodnaia Ustanovka, che stava per cannone semovente) seguito da un numero, che rappresentava il calibro dell’arma montata dal semovente.
Nel dicembre del 1942 fu messo in linea il primo reggimento di artiglieria semovente, il reparto disponeva di 17 Su 76 e 8 Su 122. Nei mesi successivi furono attivati altri 29 di questi reggimenti. Tutti questi reparti furono affidati al Comando Generale sovietico, la Stavka, che ne decideva le modalità ed il luogo di impiego. 4 reggimenti SU furono impiegati già nel gennaio del 1943 nell’area centro nord del fronte.
Con il procedere dei mesi le produzioni consentirono di formare nuove unità, mentre entrava in linea anche l’SU 152 e l’SU 85. Verso l’ottobre del 1943 vennero formati reggimenti autonomi ciascuno con 12 SU 152, o 16 SU 122, o 21 SU76. Gli SU 85 erano organizzati in reggimenti su due battaglioni ciascuno dotato di 21 semoventi. Questi reparti erano spesso legati ai Corpi di Fanteria o ai Comandi di Fronte, ma talvolta erano unità autonome.
Kursk vide l’introduzione di unità autonome e miste costituite di T 34 e semoventi. Le unità erano denominate Tanko Samochodnie.
Nel 1943 raggiunse il culmine anche l’aiuto degli alleati. Furono molte le macchine che arrivarono dalla Gran Bretagna, dalla Canadà e dagli USA. In particolare tra l’autunno del 1941 e l’autunno del 1943 arrivarono dagli Stati Uniti 5.256 carri, 6.000 semicingolati mentre Gran Bretagna e Canadà fecero arrivare 4.460 corazzati. Durante i viaggi dei convogli alla volta della Russia almeno 4.000 carri finirono affondati con le navi che li trasportavano a causa dell’interdizione condotta dai sommergibili, ma nonostante gli affondamenti un fiume di M3 A1 Stuart, Matilda II, Valentine, M3 Lee, M 4 Sherman, Churchill III e semicingolati e autoblindate, automezzi, artiglierie, aerei, uniformi, cibo arrivarono in Russia. Un universo di materiali che contribuirono, in maniera determinante, alla ripresa sovietica e che consentirono di superare la crisi che seguì alla blitzkriger tedescha.
I russi tra il 22 giugno 1941 ed il successivo mese di ottobre avevano perso oltre 17.000 corazzati di vario modello ed avuto quasi 900.000 uomini tra morti, feriti e prigionieri. Inoltre un territorio immenso con uomini, terre, giacimenti e industrie era finito in mani tedesche
La ripresa avvenne più rapidamente di quanto gli esperiti allora pensassero. Tra i tanti elementi che la favorirono vi era l’istituzione, negli anni precedenti, di una forte e ben distribuita industria pesante e la formazione di rilevanti scorte di materiali e carburanti. Non va scordato che l’Unione Sovietica nel 1940 aveva raggiunto in molti settori produzioni record: 18.300.000 di tonnellate di acciaio, 31.000.000 di tonnellate di petrolio e 166 milioni di tonnellate di carbone. Nel 1939 infine la Russia era terza al mondo per potenza elettrica prodotta e distribuita.
Alla vigilia della guerra la Russia aveva, per gli usi civili e militari, solo 800.000 automezzi e l'esercito oltre 20.000 corazzati di vario tipo. Era una nazione di potenzialità e contraddizioni. Paese immenso, martoriato dall’inverno e accarezzato dalle brevi e dolci primavere era tormantato da un dittatore sanguinario, Stalin, che quanto a nefandezze reggeva bene il confronto con Hitler.
Nel 1943 la crisi di produzione era quasi superata. In quell’anno vennero prodotti i primi 283 esemplari del nuovo carro T 34/85, circa 300 Su 76 e alcune decine dei nuovi semoventi JSU 122 ed JSU 152.
La produzione di corazzati, sommata agli aiuti alleati, consenti ai sovietici di colmare ampiamente le perdite correnti. Nel 1943 i sovietici persero in combattimento 2451 carri dal 1 gennaio al 13 aprile, 2300 carri tra il 5 ed il 14 luglio, 2126 tra il 30 luglio ed il 6 settembre e circa 1000 carri vennero persi prima della fine dell’anno.
Meno facile la sostituzione degli equipaggi per il cui addestramento era necessario un notevole lasso di tempo.
Per quanto riguarda l’organizzazione, l’unità base dei corpi corazzati sovietici dal 1942 fu e rimase la brigata corazzata. L’unità disponeva di 65 carri medi T 34 e che, a causa delle modeste dimensioni, poteva operare autonomamente solo in appoggio alla fanteria. Le brigate erano formate generalmente da tre battaglioni carri e uno di fucilieri motorizzati.
Le brigate di fucilieri motorizzati disponevano invece di tre battaglioni di fucilieri meccanizzati e un battaglione di 21 T 34.
Le brigate corazzate venivano raggruppate in unità corazzate maggiori, i cosiddetti Corpi d’Armata Corazzati e Meccanizzati e quindi in Armate Corazzate.
La composizione del Corpo d’Armata Corazzato poteva variare, ma in genere era articolato su tre brigate corazzate ed una brigata di fucilieri motorizzati. Talvolta i Corpi Corazzati avevano un battaglione esplorante, su carri leggeri, un reparto di motociclisti, due battaglioni di carri pesanti, due reggimenti di semoventi, due reggimenti controcarro, un gruppo contraerei, un gruppo mortai ed un gruppo lanciarazzi. I Corpi meccanizzati generalmente disponevano di tre brigate meccanizzate e una brigata corazzata.
Con l’organico descritto i mezzi corazzati disponibili per i Corpi corazzati sovietici erano prossimi ai 300, ovvero l’organico era superiore a quello delle Panzerdivisionen di quell’epoca con effettivi al completo.
Vennero anche formate brigate carri pesanti dotate di 65 70 KV, ma il loro impiego non fu mai troppo diffuso, il carro non era tra i meglio riusciti e in particolare i cingoli si logoravano molto rapidamente. Con la fine del 1943 vennero prodotti i prototipi del nuovo carro pesante JS 2 e dall’anno successivo questi nuovi colossi armati con pezzo da 122 mm andarono a sostituire i vari KV.

Link: I link di approfondimento incorporati nello scritto portano alla versione Inglese di Wikipedia

Approfondimenti:
World War II Vehicles
WW2 Tank
The Russian Battlefield

Nessun commento:

Posta un commento