martedì 26 ottobre 2010

1943, la ritirata dei rumeni dal Caucaso, Kuban e Crimea.

A novembre del ’42 sul fronte sovietico erano presenti 31 divisioni rumene. Nel successivo mese di aprile su quel fronte i Rumeni schieravano solo 8 divisioni. Con la disfatta di Stalingrado il grosso delle forze, in particolare la 3.a e 4.a Armata erano state rimpatriate per una profonda riorganizzazione.
L'esercito rumeno, fra il 19 novembre 1942 ed il 7 gennaio 1943, aveva perso 158.854 uomini. Per una piccola nazione come la Romania, che allora contava sugli undici milioni di abitanti era una vera ecatombe.
Lo schieramento rimasto vedeva nel Caucaso la 2.a e la 3.a Divisione da Montagna, la 10.a Divisione di Fanteria e il Corpo d’Armata di Cavalleria che raggruppava 6.a e 9.a Divisione di Cavalleria e la 19.a Divisione di Fanteria. In Crimea restava il Corpo d’Armata da Montagna, con la 1.a e 4.a Divisione da Montagna supportato da due Squadroni dell’Aviazione: il 20.o su IAR39 ed il 43.o con gli IAR80A. Gli IAR 39 e 80 erano discreti aerei di produzione nazionale.
Nel Caucaso la situazione era molto seria. La gran parte delle forze residue tedesche e rumene erano state sospinte dai russi verso la penisola di Kuban. La lingua di terra, schiacciata tra il Mar Nero e il Mare d’Azov, si protendeva verso la Crimea. Le forze li costrette, ormai tagliate fuori dal resto del fronte tedesco, erano sottoposte a continue offensive sovietiche.
La prima offensiva sovietica nell’area si scatenò già il 4 gennaio 1943. Tre Fronti sovietici mossero le loro armate nell’area: il Fronte Transcaucasico, il Fronte Nord Caucasico e il Fronte Sud. 15 Armate russe da sud a nord contro la 4. e la 1. 
Panzerarmee tedesca a la 17. Armee che raggruppava i rimanenti reparti tedeschi e rumeni.
Le forze sovietiche spinsero inesorabilmente le forze dell'asse verso Rostov e verso la penisola di Taman. A fine gennaio 1943 pochi varchi univano ancora le forze insaccate con le unità oltre Rostov. Verso metà febbraio Rostov è attaccata da sud dalla 28.a Armata di Fanteria sovietica e da nord dalla 2.o Armata della guardia, comandata dal generale Malinovski. Il 15 febbraio Rostov è nuovamente sovietica. La 4.a e la 5.a Panzerarme prima di quella data si sono ritirate verso nord ovest ricongiungendosi con il resto del fronte dell’asse. La 17.a Armata, come previsto, rimase sulla penisola di Kuban, a protezione della Crimea..
La penisola di Kuban è una lingua di terra che stretta tra il Mar Nero ed il Mar d’Azov si protende verso la Crimea. La parte più meridionale della penisola, quella rivolta al Mar Nero, è piegata dalle ultime propaggini occidentali dei Monti Urali, più pianeggiante la parte settentrionale, rivolta al Mar d’Azov. Tutta la penisola è percorsa da un importante fiume, il Kuban, che prima di perdersi in un delta paludoso che lo porta al Mar d’Azov dà il nome all’intera penisola. Sulla punta occidentale della lingua di terra affacciata allo Stretto di Kertch c’è il piccolo porto di Taman. A una sessantina di chilometri a est di Tamar, sulla costa del Mar Nero, la città di Norovosiysk con il suo grande porto. Più nell’interno, quasi persa nella steppa, a cavallo del fiume Kuban, Kransodar una delle più grandi e importanti città della regione.
In quella zona sempre in bilico tra le gelate e le inondazioni, le unità della 17.a Armata tedesca e le rimanenti divisioni rumene restarono isolate.
Il 4 febbraio la 47.a Armata russa del generale Kamkov operarò un’ulteriore offensiva. L’attacco fa massiccio, e presto si intese che era supportato anche dalle 18.a e 46.a Armata. In particolare, mentre queste due ultime Armate attaccavano la località di Kransodar, le unità della 47.a Armata russa puntarono invece su Norovosiysk.
Alcune unità supportate da carri attaccarono da terra, sfruttando come era possibile il terreno montagnoso, altre sbarcarono a Stanichika, località nei pressi di Norovosiysk.
L’attacco fu fronteggiato decisamente dalla 10.a Divisione di fanteria rumena appoggiata dal gruppo tattico corazzato tedesco Wetzel. La puntata offensiva dei sovietici fu stroncata ed il generale Kamkov fece ritirare le sue forze lasciando sul terreno 34 carri distrutti.
Maggior fortuna ebbero invece le unità dirette a Kransodar che cadde in mani sovietiche il 12 febbraio. Il fronte tedesco rumeno fu arretrato ed il 18 di febbraio la 17.a Armata si attestava in un’area che sul Mar Nero era delimitata da Norovosiysk, sul Mar d’Azov e che arrivava a Primorsko Akhtarsk, località portuale affacciata su un ampio golfo, a circa settanta chilometri dallo Stretto di Kertch e nell’interno era arretrata di pochi chilometri da Kransodar a Kramskaya, cittadina che dalla base delle estreme propaggini degli Urali guardava alla steppa caucasica.
Attestandosi nell’area ed attivando un minimo di sistemi di difesa la 17.a Armata richiese alla marina rumena di creare campi minati a protezione dell’area che si affacciava sul Mar Nero. La propaganda nazista e del governo rumeno vendevano la “testa di ponte del Kuban” come un trampolino per future offensive, in realtà aveva lo scopo di impedire un immediato attacco russo alla Crimea e le difese messe in atto servivano a consentire una sicura ritirata. La 17.a Armata era alle dipendenze del Gruppo di Armate A comandato dal feldmaresciallo Kleist la cui sede operativa era in Crimea.
I sovietici reiteravano gli attacchi sull’ormai ridotta testa di ponte rumeno-tedesca. Per loro era essenziale l’eliminazione dell’impiccio per poter tornare in Crimea. Come in gran parte del fronte i sovietici cominciarono a riorganizzare la loro linea che con le ultime vittorie andava accorciandosi.
Le aree che andavano dal Caucaso all’Ucraina vedevano schierati: il Fronte Transcaucasico del generale Tyulenev nell’area più meridionale, il Fronte Nord Caucasico del Generale Petrov nell’area centrale e più a settentrione, nell’area che si affacciava a Stalingrado ed il sud del Caucaso, il Fronte Sud del generale Malinovsky. I Fronti Transcaucasico e Nord Caucasico furono raggruppati nel Quarto Fronte Ucraino affidato al Generale Tulbukhin, mentre il Fronte Sud divenne Terzo Fronte Ucraino e restò al Generale Malinovsky. Nei mesi di fine 1943 anche la 9.a, 18.a e 56.a Armata vennero ritirate dall’Area e venne ripristinata l’Armata Costiera, alle dipendenze della Marina, che sino all’attacco tedesco presidiava Odessa e Sebastopoli.
In aprile un poderoso attacco investì la 19.a Divisione di Fanteria e la 3.a Divisione da Montagna rumena. Le forze rumene arretrarono sul Mar d’Azov e nella steppa attestandosi poco lontano da Primorsko Akhtarsk e lasciando Kramskaya. Dal cielo la difesa fu sostenuta rabbiosamente dal 1.o Corpo Aereo rumeno che tra i suoi mille compiti aveva anche la copertura aerea della parte più meridionale del fronte tedesco sul fiume Mius. L’unità basata a Mariupol, in Ukraina era dotata di aerei tedeschi.
Con luglio l’offensiva sovietica si placò. Approfittando del momento di calma si operarono degli avvicendamenti, dalla Crimea tornò la 10.a Divisione di Fanteria rumena che sostituì la 19.a e arrivò la 79.a Divisione di Fanteria tedesca come rimpiazzo per l’ormai logora 3.a Divisione da Montagna. A rinforzare il complesso venne sbarcato un battaglione carri rumeno con 50 T 38, sigla rumena che indicava i carri leggeri cecoslovacchi mod. 38.
Il 15 luglio i sovietici ripresero l’offensiva nel Kuban. La testa di ponte fu sottoposta a pressioni sempre maggiori, ed anche i rifornimenti, che arrivavano per lo più via mare, cominciarono a correre seri rischi. La marina e l’aviazione sovietica intensificarono le attività di interdizione contro la flotta rumena. I convogli di rifornimento diretti nella penisola subirono molti danni e perdite e i flussi logistici di sostegno cominciarono a vacillare. Quei convogli spesso all’arrivo portavano rifornimenti e all’andata petrolio per l’Asse, talvolta anche per l’Italia. Con la fine di agosto i sovietici raggiunsero la periferia della città di di Novorosiysk e minacciarono con le artiglierie il porto. Era chiaro che le forze dell’asse dovevano predisporsi per l’evacuazione. Le operazioni furono preparate con cura ed il 15 settembre si diede il via allo sgombero programmato del Kuban. L’operazione si concluse il 9 ottobre del 1943. Nonostante avvenisse sotto le pressioni della 9.a, 56.a e 18.a Armata sovietica e gli attacchi aerei e navali dei russi l’operazione fu un successo logistico notevole; vennero ritirati e portati in Crimea, senza perdite: 202.474 uomini, 54.664 cavalli, 15.237 automezzi, 20.600 veicoli ippotrainati, 1.196 pezzi d’artiglieria e 94.937 tonnellate di materiali.
Le offensive sovietiche dell’ottobre 1943 avevano ormai fatto arretrare il fronte sud tedesco sino a Perekop, la città che dominava gli istmi d’accesso alla Crimea. La pressione sovietica era tale che il fronte arretrava continuamente.
La penisola di Crimea era ormai isolata dall’Ucraina. L’evacuazione del Kuban era appena completata che già i sovietici attaccavano la penisola. Il 10 ottobre il primo tentativo da parte di unità della 51.a armata. L’attacco arrivava da nord e puntava a superare uno dei laghi che dividono la Crimea dall’Ucraina, il lago Syvash. I sovietici furono intercettati e respinti dalla 10 Divisione di Fanteria rumena e da un battaglione carri rumeno su T38.
Altre due offensive le svilupparono i russi contro la Crimea nel mese di ottobre, due sbarchi. I due attacchi vennero condotti da unità della 9.a e 19.a Armata sovietica ed avvennero nella parte orientale della penisola. Il primo sbarco ebbe luogo a nord est di Kerch e l'altro a Eltingen, a sud di Kerch.
La lotta si sviluppò rapidamente tra i sovietici ed i rumeni. Unità rumene della 3.a Divisione da Montagna, della 6.a Divisione di Cavalleria, un battaglione di carri e il 3.o gruppo di bombardieri in picchiata su Ju 87 si mossero. Agli scontri parteciparono anche due batterie di semoventi tedeschi. La controffensiva delle forze dell’asse fu coordinata efficacemente dai  general de divizie rumeni Mociulschi e Teodorini ed il 7 dicembre le forze dell'Asse ricacciano le forze sovietiche che furono costrette a reimbarcarsi.
Nei combattimenti i rumeni persero oltre 800 uomini, ma i russi lasciarono sul terreno 2700 soldati, 38 carri e 25 cannoni.
A ben guardare gli scontri nell’area dei sovietici non avevano vere intenzioni offensive, ma piuttosto servirono a mantenere sotto pressione le forze dell’asse presenti nell'area. Quello fu per tutti un fronte secondario ma a tutti servì per ridurre la minaccia su obiettivi dei fronti principali. Più a settentrione ormai i russi sono alla foce del Dnjeper non molto lontani da Odessa ormai. Nell’aprile del 1944 la flotta rumena evacuò Odessa. La Crimea era sempre più isolata.
A difenderla il 17 Corpo di Armate tedesco forte di 5 Divisioni di Fanteria (50.a, 336.a, 73.a, 111.a e 98.a) e 7 divisioni Rumene (10.a e 19.a Divisione di Fanteria, 1.a, 2.a e 3.a Divisione da Montagna, 6.a e 9.a Divisione di Cavalleria). Contro queste forze i russi lanciarono il Quarto Fronte Ucraino. Il generale Tulbukhin impiegò in risoluti sbarchi nell’area di Kertch l’Armata Costiera mentre la 2.a Armata della Guardia e la 51.a Armata piombarono da nord nella zona degli istmi e dei Laghi.
Il 6 aprile 1944 la 336.a Divisione tedesca e la 10.a di fanteria rumena vennero attaccate dalla 51.a Armata tedesca. Otto divisioni di fucilieri e 150 carri guidati dal generale russo Kreizer travolsero le difese delle forze dell’asse nell’area del lago Sivash. il 7 aprile la 2.a Armata della Guardia attaccò dalla direttrice dell’istmo di Perekop.
Il 10 aprile la 10.a divisione rumena fu tagliata in due e si ritirò velocemente verso Sebastopoli.
L’unità fu l’ultima a ritirarsi dalla penisola all’interno della piazzaforte. Nella città erano ora ammassate, in posizione difensiva, il 5.o Corpo (formato da 73.a, 98.a e 111.a Divisione di Fanteria tedesca, dalla 19.a Divisione di Fanteria rumena, dalla 3.a Divisione da Montagna rumena e dalle Divisioni di Cavalleria rumena 6.a e 9.a) ed il 49.o Corpo (50.a e 336.a Divisione di Fanteria tedesca, la 10.a Divisione di Fanteria rumena e dalle Divisioni da Montagna Rumene 1.a e 2.o)
In tutto le forze dell’asse ammontavano a poco più di 150.000 uomini. Di fronte i sovietici, ormai nuovamente padroni della Crimea, avevano 470.000 uomini, oltre 500 carri, quasi 6000 pezzi d’artiglieria e 1250 aerei.
Alle forze dell’asse non rimase che ritirarsi. La flotta rumena iniziò le operazioni di evacuazione il 14 aprile 1944. Le operazioni andarono avanti tra gli attacchi della flotta e degli aerei russi, sotto il tiro delle artiglierie. Una dozzina di imbarcazioni vennero affondate mentre la flotta rumena, le forze aeree tedesche e del primo corpo aereo rumeno cercavano di opporsi.
Il 1 maggio i Sovietici attaccarono direttamente Sebastopoli ed il 6 riuscirono ad entrare nei sobborghi. L’evacuazione intanto proseguì tra mille difficoltà. Il 14 maggio partirono le ultime navi. Da quel giorno più nessuno che non sia russo lascerà la città. Li resteranno imbottigliati alcuni battaglioni di alpini rumeni e circa 10.000 tedeschi.
Negli scontri di quella primavera solo i rumeni ebbero oltre 22.000 caduti, durante le sole operazioni di evacuazione i tedeschi persero quasi 7000 uomini. Ma l’evacuazione consentì di portare in salvo 60.643 soldati tedeschi, 42.190 rumeni, 15055 ausiliari russi, 723 slovacchi e 2559 prigionieri di guerra.

Link: I link di approfondimento incorporati nello scritto portano spesso alla versione Inglese di Wikipedia
Approfondimenti:
Forze Armate Rumene nella seconda guerra mondiale
Mappe ( Official Department of History Web Site)
Gradi Militari Romeni

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